Il lungo periodo nel poker è quasi un tormentone.
Qualcosa che si sente spesso nominare e che risulta sempre così difficile da definire, sebbene si tratti dell’unico modo (sensato) per valutare la bontà di un giocatore.
Ma che significa, in termini concreti, questo benedetto lungo periodo e quanto deve esser lungo?
Ne abbiamo parlato con Simone Speranza e come accade sovente gli spunti di rilfessione non sono mancati di certo…
Il mito del lungo periodo
“La mia idea generale è che un giocatore che sta al top del livello a cui sta giocando non può perdere (non mi riferisco ovviamente alla singola sessione).
Però, per dire, tre mesi di fila non può perderli, è molto raro se sei veramente al top.
Se invece rientri nella media può succedere qualsiasi cosa: flatti per un anno, perdi per sei mesi e fai rosso…
Hai un margine talmente basso di guadagno che anche i dettagli più insignificanti possono trasformare un ROI 10 (o un ROI atteso da 10) in ROI 0 o negativo.
Diciamo che se sei nella media il lungo periodo quasi perde di senso come concetto perché sia che vinci, che flatti o che perdi qualcosa in fondo cambia poco: non meriti più di così.
Ci sono tanti giocatori che fanno +60 un anno, poi flattano per i due successivi e si lamentano della badrun.
Non c’entra nulla la fortuna in quei casi, probabilmente invece hai goodrunnato il primo anno e negli altri due hai fatto più o meno quel che ci si poteva (realisticamente) aspettare.
Con ROI atteso tra il 10 e il 20 % la vita (pokeristicamente parlando) è molto difficile, è un’altalena continua.”
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Il falso atteso
“Si fa molta confusione quando si tirano in ballo argomenti come il ROI o il ROI atteso.
Sono parametri così difficili da interpretare che ogni discorso, nella maggior parte dei casi, lascia il tempo che trova.
Per fare un esempio: se sei un reg che ha un ROI atteso del 10/20% (ma allo start di un torneo hai tecnicamente ROI 30%) che però ha problemi nel mental game, la capitalizzazione dell’atteso sarà molto probabilmente inferiore, magari del 5% sull’investimento totale.
Il ROI è un dato che comincia ad avere senso sopra i 5mila tornei giocati e viene influenzato da molteplici fattori.
Specie per quanto riguarda gli MTTer, ai quali basta spegnere il cervello per un’ora a sessione in corso e fare ROI -50/60%, stimare un atteso rimane sempre qualcosa di molto vago.“
Un ROI altalenante
“Il modo in cui performiamo, il livello di concentrazione nel tempo, la capacità di mantenere l’A-game il più a lungo possibile, sono tutti fattori che incidono sul ROI anche a sessione in corso.
Tanti giocatori che teoricamente hanno un ROI atteso superiore al 20%, quando cominciano la sessione senza un adeguato warm-up viaggiano su ROI più bassi e magari solo dalle 22:00 in poi ritornano a ROI 10/30%.
Altri ancora mantengono un buon ROI per le prime ore e a seguito di problemi col mental game (o per un semplice calo di concentrazione) bruciano tutto quel che di buono hanno fatto prima giocando a ROI negativo.
Se prendessimo per assurdo 10mila giocatori, la vera differenza la farebbero il top 5/10% e il bottom 5/10%, tutti gli altri starebbero nel mezzo.“
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